Dodici chilometri di tubi per riscaldare una chiesa a Cuneo, in Piemonte

I lavori sono iniziati a maggio scorso e l’obiettivo è scaldare la chiesa del “Cuore Immacolato di Maria” di Cuneo, in Piemonte. La parrocchia, dopo oltre mezzo secolo, ha infatti iniziato i lavori per il riscaldamento a pavimento, oltre ad illuminazione e impianto audio. Il costo del lavoro è di 630 mila euro, di cui 120 mila euro ricevuti dalla comunità con una raccolta fondi. I lavori sono pagati anche dalla Cei e da un lascito. Per il riscaldamento saranno utilizzati circa 12 chilometri di tubi.

Tubi colorati a Berlino

Chi è stato a Berlino avrà sicuramente notato i grandi tubi rosa, viola e azzurri che corrono lungo le strade del centro. Pochi però conoscono il motivo di questa originale installazione. La capitale tedesca poggia su un terreno paludoso e, in molti casi, l’acqua è appena un paio di metri sottoterra: per questo, dopo la caduta del muro di Berlino sono state installate diverse tubature per drenarla e tenerne sotto controllo il livello, evitando che innalzamenti improvvisi rischiassero di far crollare case e palazzi. Il percorso di condotti colorati riversa quanto raccolto nel fiume Sprea e nei tanti canali sparsi per la città.

Le tubazioni si sviluppano seguendo linee molto dinoccolate, una necessità – più che una scelta estetica – legata al particolare clima di Berlino: i continui sbalzi di temperatura rischiano infatti di deformare i lunghi cilindri provocandone la curvatura. Infine, i particolari colori dei tubi sono stati scelti da un team di psicologi più di vent’anni fa, con l’obiettivo di dare un tocco di leggerezza a istallazioni così invadenti nel paesaggio urbano. Oggi, complice l’atmosfera di Berlino, capace di mescolare vecchie architetture e artisti d’avanguardia, i tubi dinoccolati e colorati che si aggirano per la città sono diventati una vera e propria attrazione turistica.

Capelli ondulati con i tubi della carta igienica

I parrucchieri sono chiusi e non sapete come fare le onde ai capelli da sole? Ozzie Rizzo, uno dei parrucchieri più richiesti di Londra, sui social ha mostrato un trucco casalingo per vantare una meravigliosa chioma ondulata.

Di cosa si è servito? Di una decina tubi di cartone dei rotoli di carta igienica e di alcuni fermagli. Dopo lo shampoo, ha pettinato asciugato la chioma con il phon, dando anche un colpo di spazzola abbastanza superficiale e applicando qualche goccia di olio, così da eliminare l’effetto elettrizzato. A questo punto, ha preso i tubi della carta igienica e, partendo dalle estremità, ci ha avvolto intorno i capelli, fissandoli sul capo con delle forcine. Il boccolo deve essere sempre arrotolato all’indietro rispetto al viso, così da dare vita a un risultato naturale e fluente. Il tocco finale è l’applicazione della lacca, che va lasciata ad asciugare per almeno 10 secondi, magari servendosi dell’aiuto di un asciugacapelli per fissare meglio il tutto. Quando i tubi verranno rimossi, l’effetto è un torchon perfetto che, una volta aperto con un pettine a denti larghi, si trasformerà in una meravigliosa onda.

Gino Bartali e quei documenti nascosti nel tubo della bicicletta

C’è anche un tubo, ovviamente della bicicletta, tra i ricordi più significativi di Gino Bartali, il cui ventennale della scomparsa è ricorso il 5 maggio 2020. Più che un ciclista un mito: vinse tre Giri d’Italia (1936, 1937, 1946) e due Tour de France (1938, 1948), oltre a numerose altre corse tra gli anni trenta e cinquanta, fu protagonista dalla storica rivalità con Fausto Coppi che segno l’immaginario italiano del dopoguerra.

Nel 2013 è stato dichiarato “giusto tra le nazioni” per la sua attività contro i nazifascisti e in favore degli ebrei durante la seconda guerra mondiale. Portava da Firenze ad un convento di suore ad Assisi, nascosti nei tubi della bicicletta, documenti falsi destinati agli ebrei, con i quali cambiavano identità e si salvavano dai rastrellamenti dei nazifascisti. “Ricevevo quei documenti dal Cardinale di Firenze Elia Della Costa e dovevo portarli ad Assisi. Ero vestito da corridore. Sembravo in allenamento. Più volte lungo la strada sono stato fermato. Ma poi i fascisti mi riconoscevano e ripartivo senza essere controllato” racconterà anni dopo.