Il Sentiero dei Tubi nel Parco di Portofino

Ampie finestre panoramiche, scalette, passaggi a strapiombo e l’immersione nel buio di gallerie scavate nel conglomerato hanno concorso a farne uno dei percorsi più spettacolari ed emozionanti del Monte di Portofino: è il Sentiero dei Tubi, percorso tanto spettacolare quanto impegnativo, accessibile solo se accompagnati dalle guide del Parco di Portofino.

Il Sentiero dei Tubi ripercorre l’antico tracciato dell’Acquedotto delle Caselle  (inaugurato nel lontano 1899) che riforniva d’acqua la cittadina di Camogli. Oggi si percorre in visite guidate che raggiungono ancheil Monte Briccopunto panoramico che abbraccia l’intero Golfo Paradiso.

Teddy Bear con tubi, flebo, sondini, cerotti e cateteri, per aiutare i bambini malati

Orsacchiotti di peluche con tubi, flebo, sondini, cerotti e cateteri, per aiutare i bambini malati (e le loro famiglie) ad affrontare la malattia e ad accettare le cure cui vengono sottoposti. È l’idea lanciata e realizzata da Fiona Allan, 28enne di Glasgow, affetta da una grave malattia genetica e costretta a vivere con un catetere chirurgico e un sondino nasale.

I Teddy Bear “malati” sono una ventina e utilizzano veri accessori medici. La notorietà è arrivata grazie a un servizio dell’emittente BBC, che ha intervistato la mamma di una piccola paziente: “L’orsacchiotto ha aiutato mia figlia ad adattarsi ai dispositivi medici che deve utilizzare. La distrae mentre infiliamo o togliamo quelli veri da lei ed è facile spiegare agli altri bambini perché lei ha bisogno di tutte le sue valvole per vivere“.

Un bizzarro esperimento scientifico: granchi morti sminuzzati in un labirinto di tubi

Granchi morti sminuzzati e sparsi in un labirinto di tubi costruito su una spiaggia. Non è un macabro gioco di una mente perversa, ma l’esperimento scientifico condotto dai biologi del Dartmouth College per vedere come gli esemplari di “Birgus Latro” reagivano alla morte di un loro simile.

Ecco cos’è successo: in pochi minuti i tubi sono stati letteralmente presi d’assalto da decine di granchi eremiti, richiamati dall’odore dei morti, con l’obiettivo era accaparrarsi la conchiglia che ormai a lui non serviva più, ovvero la “casa” dove avere più spazio per crescere e maggiore protezione. Nessuna commemorazione e nessuna morale, ovviamente. Dal punto di vista scientifico, è straordinaria l’associazione tra odore (del morto) e azione (trovare una conchiglia migliore) da parte di una specie che non è in grado di produrre autonomamente il proprio guscio.

Fernand Léger

I tubi hanno qualcosa a che vedere con l’arte? Sì, in un certo senso. “Tubismo” è un termine coniato dal critico d’arte Louis Vauxcelles, nel 1911, per descrivere lo stile dell’artista francese Fernand Léger. Inteso in maniera scherzosa, il termine fu ispirato dalla versione idiosincratica data da Léger al cubismo, nella quale egli enfatizzava le forme cilindriche. Questo stile fu sviluppato da Léger nei suoi dipinti dal 1909 al 1919, quali i “Nudi nella foresta” (1909-10) e i “Giocatori di carte” (1917). Le pitture ad olio di Léger includevano delle forti e semplici metafore, e rappresentavano immagini di “colletti blu” (operai) al lavoro o durante l’ozio, accompagnati da raffigurazioni dei loro macchinari e oggetti del loro ambiente. Léger non produsse solo dipinti, ma anche eccellenti disegni, murales decorativi, scenografie, poster, tappezzerie e film.

Un’opera con 128 tubi, tanto verde e travertino: ecco la nuova piazza di via Palermo a Perugia

128 tubi in ferro zincato, verniciati di nero e montati su un basamento di cemento armato con finitura in resina epossidica nera. Il tutto fasciato da pannelli rivestiti con lamiera d’alluminio a specchio che riflettono in modo frammentario i passanti e il paesaggio urbano circostante. È l’opera scultorea pensata dal designer Fabrizio Milesi, che campeggerà al centro della nuova piazza di via Palermo a Perugia, che sarà pronta con tutta probabilità alla fine del 2019. Sarà uno spazio pubblico con tanto travertino, verde, una fermata dei bus e spazi per sedersi, che servirà anche a valorizzare un edificio poco visibile e poco noto anche se realizzato negli anni Ottanta da Bruno Signorini, architetto perugino tra i più importanti del Novecento italiano: è la sede di Confindustria Umbria, ente che finanzia i lavori con un investimento di 350mila euro sui 500mila complessivi.