Editoriale – numero 76 – 2020

L’incertezza della stabilità politica deriva dal Recovery Fund e dal meccanismo per la stabilità economica: che ironia
C’è un’Europa che mette alla prova la sua stabilità politica con una discussione sul Meccanismo Europeo di Stabilità, destinato a tutelare la stabilità economica. Il destino ci mette una buona dose di ironia, come sempre, e la politica, anche in questo caso come sempre, una buona dose di miopia. Il futuro dell’Europa se lo giocano Conte e Rutte: il primo, con in mano una coppia di otto, il secondo con un colore, nello specifico di denari, quelli che non vuole assolutamente sentir parlare di dividere con i paesi della fascia mediterranea, Francia compresa, in ginocchio per un’emergenza sanitaria affrontata di petto e non con la mano sugli occhi.
Alla fine, la vittoria di Conte con una coppia di otto non fa che accentuare l’immagine di un’Europa irrimediabilmente divisa in tre grandi raggruppamenti, il Nord, il Sud e l’Est, con la Germania della pensionanda Merkel impegnata nel vano, ma ammirevole, tentativo di tenere in piedi una baracca che fa acqua da tutte le parti: prima o poi, anche il fanciullo teutonico finirà le dita da infilare nei buchi che si aprono nella diga blu-stellata proprio a partire dall’Olanda. A quel punto allora la piena affogherà i sogni e le speranze di tre veri statisti, De Gasperi, Schumann, Adenauer, lasciati in mano a personalità di ben altro calibro e spessore, non adeguate a superare interessi di parte per raggiungere uno scopo più alto e più ampio.
Prospettiva pessimistica? Forse. Ma un’Europa incapace di gestire unitariamente crisi politiche, militari e sociali, ora si trova a dover ammettere di non essere in grado di gestire unitariamente un’emergenza sanitaria, fallendo anche miseramente nel trovare un accordo puramente economico per sostenere non soltanto gli stati membri in difficoltà, ma anche quel barlume di unità che è rimasto.

Non è una questione di populismi: è una questione di apparire non all’altezza di fronte agli Europei. Di fronte a un’economia che si regge sulla capacità di lavorare insieme, in parte, e di condividere i mercati e che ha bisogno, in quasi ogni Paese dell’Unione, delle stesse attenzioni: difesa della produzione, guardia alta sui costi delle materie prime, e tante altre azioni ottimamente sintetizzate da Cecimo nel suo decalogo per il post Covid-19.
E’ difficile, in un contesto del genere, poter pensare all’ottimismo e a un futuro positivo, anche per l’oggettiva difficoltà che l’emergenza sanitaria ha causato a molte aziende in molti Paesi europei.
Tra le novità principali di questo numero, il rinvio di Euroblech al prossimo marzo. Euroblech era la fiera che maggiormente aveva resistito al rinvio, ma di fronte agli scenari mutevoli dell’epidemia in nazioni tradizionalmente molto importanti per il mondo della lamiera e delle macchine, dal Sud America all’Estremo Oriente, gli organizzatori hanno preferito dare l’appuntamento al 2021.

Resite invece BIMU che scommette forte sulla possibilità di un ritorno alla normalità nel prossimo autunno, così come Tube, sempre in programma per dicembre.

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